Spostamento è la parola chiave.
Molti sensori di velocità e accelerazione contengono componenti che sono sensibili allo spostamento (capacitivi, piezoresistivi, piezoelettrici...).
Un accelerometro può essere descritto come un dispositivo ad un solo grado di libertà, che contiene al suo interno una massa di tipo "sismico" (detta anche massa di prova) su di un sistema di sostegno elastico, il tutto incastrato in una struttura con proprietà smorzanti.
Dalla risoluzione dell'equazione che descrive il sistema, riusciamo ad ottenere informazioni sulla risposta in frequenza dell'accelerometro.
Avremo quindi una sua frequanza naturale e una di riferimento.
Se la curva della risposta in frequenza sarà piatta nel range di azione, avremo un accelerometro ben calibrato e le misure saranno ben calibrate.
Nel caso si voglia aumentare il range di azione, basterà aumentare l'effetto dello smorzamento, per evitare i pericoli della risonanza( f>1kHz): si preferiscono le proprietà di smorzamento viscoso di olii di silicone.
Quindi, si deduce che la principale fonte di errore è proprio la proprietà dello smorzamento del materiale che riveste il sensore stesso.
Se non ben calibrata, si ottengono fenomeni di "vibrazioni involute" che ne disturbano il segnale di output.
[edit]
scusate un attimo....
L'errore in uno strumento di misura digitale è composto da 5 componenti:
1) err.di guadagno
2) err.di offset
3) err.di linearità
4) err.di quantizzazione
5) rumore
ora, confrontare l'errore di quantizzazione, che si può avere con una doppia derivazione, con il più pesante errore di non linearità, dovuto ai fenomeni vibrazionali, mi pare assurdo.....