Solitamente i cortocircuiti teorici in elettrotecnica sono a resistenza nulla, ovvero equivalgono a un filo che collega due nodi o punti A e B tali che il potenziale su A e B è lo stesso.
Questo tipo di cortocircuito viene detto anche "cortocircuito franco" in impianti.
Per il resto non c'è molto da spiegare se tra A e B c'è un cortocircuito significa che tra A e B c'è lo STESSO POTENZIALE; essendoci lo stesso potenziale quindi, non c'è alcuna differenza di potenziale e quindi non c'è alcuna tensione tra i nodi; pertanto se la R2 si trova in parallelo a due nodi A e B tra cui non c'è tensione non sarà attraversata da alcuna corrente; la corrente passerà invece tutta nel cortocircuito.
A questo punto potrebbe sorti la domanda: "ma se tra A e B non c'è tensione, perché dovrebbe passare la corrente anche nel cortocircuito?"
Ma attenzione che, idealmente parlando, il fatto che non ci sia differenza di potenziale tra due punti non significa che non ci passi corrente.
Bisogna pensare al flusso di corrente come un tubo di vetro con tante palline adiacenti predisposte una dietro l'altra in sequenza.
Il generatore di tensione è il "dito" che nel morsetto + spinge la prima pallina e questa spinta a catena si propaga tra le palline adiacenti generando un flusso continuo di palline che ritornano al morsetto - del generatore.
Idealmente io la differenza di potenziale ce l'ho tra il + e - del generatore, non tra una pallina e l'altra, ciò perché è la spinta iniziale a generare il moto delle palline.